Spionaggio informatico contro attivisti e giornalisti, Paragon rescinde il contratto con l’Italia
Il caso di spionaggio informatico che ha coinvolto attivisti, giornalisti e figure politiche di spicco continua a scuotere l’opinione pubblica. La società israeliana Paragon Solution, accusata di aver fornito il software di hacking utilizzato per monitorare le comunicazioni di circa 90 giornalisti e attivisti in tutto il mondo, ha annunciato la rescissione del contratto con l’Italia. Quest’ultimo sviluppo arriva dopo che Luca Casarini, noto attivista e portavoce della sinistra italiana, ha denunciato pubblicamente di essere stato una delle vittime di questo attacco informatico. La vicenda ha sollevato forti polemiche, con l’opposizione che chiede spiegazioni urgenti al governo italiano.
Paragon rescinde il contratto con l’Italia
Paragon Solution, una delle aziende israeliane di punta nel settore delle tecnologie per il cyber-spionaggio, ha deciso di interrompere i suoi rapporti con l’Italia, dove era legata a due contratti con clienti governativi. La decisione arriva dopo che sono emerse nuove informazioni riguardo l’uso del loro software di intercettazione informatica da parte di agenzie governative e altre entità per monitorare giornalisti e attivisti, tra cui il libico El Gomati e il direttore di Fanpage, Ciro Cancellato.
Secondo le informazioni trapelate, il software avrebbe permesso ai destinatari degli attacchi di raccogliere dati sensibili e monitorare le attività online di una vasta gamma di professionisti e attivisti. Questo comportamento è stato denunciato come un grave abuso dei diritti umani e della privacy da parte di numerose organizzazioni per la difesa dei diritti civili e della libertà di stampa.
Reazioni politiche e richieste di chiarimento
L’opposizione ha immediatamente reagito, chiedendo che il governo italiano fornisca spiegazioni chiare e tempestive riguardo ai legami con Paragon Solution. I parlamentari hanno chiesto un intervento immediato in aula per chiarire il coinvolgimento delle autorità italiane nell’utilizzo del software e per fare luce su eventuali abusi nei confronti di attivisti e giornalisti.
Le preoccupazioni sollevate riguardano non solo la violazione della privacy dei singoli individui, ma anche il possibile danno alla libertà di stampa e al diritto di cronaca in Italia. L’inchiesta in corso potrebbe portare a nuovi sviluppi e all’esame delle modalità con cui il governo italiano gestisce e regola l’uso di tecnologie sofisticate per l’intercettazione delle comunicazioni.
Il caso Paragon si inserisce in un contesto più ampio di crescente preoccupazione riguardo l’uso improprio delle tecnologie di sorveglianza da parte di governi e attori privati, con ripercussioni gravi sulla sicurezza digitale e sui diritti civili in tutto il mondo.
Con il mondo che si interroga sulla trasparenza e l’etica nell’uso di software di sorveglianza, il futuro delle tecnologie di hacking rimane un tema caldo e al centro del dibattito internazionale.