Skin care e falsi miti: parla il dermatologo Grimalt

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L’ossessione per la cura della pelle e i falsi miti del benessere: intervista al dermatologo Ramon Grimalt

L’attenzione alla salute nella società contemporanea, in particolare tra le giovani generazioni, si esprime attraverso abitudini sempre più diffuse: il consumo di integratori alimentari, l’entusiasmo per superfood come avocado e semi di chia, e soprattutto la crescente popolarità della skin care. Questa pratica, divenuta ormai un rituale quotidiano, coinvolge adolescenti e adulti in una routine fatta di numerosi passaggi e prodotti che promettono di migliorare l’aspetto della pelle e prevenire l’invecchiamento precoce.

Su questo fenomeno si concentra l’apertura del libro Estima la teva pell (Rosa dels Vents) del Dr. Ramon Grimalt, dermatologo di fama internazionale e docente universitario, che torna alla divulgazione dopo quindici anni di silenzio editoriale. Grimalt, originario di Terrassa e seguito da oltre 100.000 persone su Instagram, spiega come la pelle del viso sia diventata una vera ossessione collettiva, indipendentemente da età, genere o classe sociale.

Il dermatologo affronta nel volume e in una recente intervista le tendenze attuali in tema di skin care, l’esplosione delle creme coreane, il paradosso della protezione solare mal gestita e il ruolo dell’alimentazione nella salute cutanea.

Dieta e pelle: cosa dice davvero la scienza?

Secondo Grimalt, una dieta equilibrata si riflette positivamente sulla pelle, ma mettere in relazione un singolo alimento con effetti miracolosi è fuorviante.

“I cibi come frutti rossi, pesce azzurro o olio extravergine d’oliva sono certamente sani, ma non hanno un impatto diretto e miracoloso sulla cute,” afferma.

Il dermatologo smonta anche la moda del collagene, molto in voga nei supplementi alimentari:

“Una volta ingerito, l’organismo lo scompone e lo utilizza come preferisce, non esistono prove che migliori davvero la pelle.”

Grimalt sottolinea che molti integratori non sono supportati da evidenze scientifiche solide. Persino sul legame tra alimentazione e acne le prove sono limitate: “Gli effetti variano più per fattori ormonali che dietetici,” spiega. Anche in patologie come la psoriasi, si ipotizza una correlazione con l’alimentazione (soprattutto con il consumo di ultraprocessati), ma è difficile isolarne gli effetti senza considerare lo stile di vita nel suo complesso.

Una relazione invece ben documentata è quella tra alcool e rosacea: l’assunzione di bevande alcoliche peggiora visibilmente i sintomi di questa malattia cutanea. L’idratazione, inoltre, è uno dei fattori più rilevanti e con effetto quasi immediato sull’aspetto della pelle.

Skin care: da cura a ossessione collettiva

Il boom della cosmesi e dei trattamenti per il viso ha effetti anche nelle cliniche dermatologiche: “Ci troviamo di fronte a pazienti che si ammalano per seguire routine inutili o addirittura dannose,” denuncia Grimalt. “Adolescenti che usano creme idratanti su una pelle già grassa possono sviluppare acne, o ancora peggio, subire ustioni, macchie o desquamazioni a causa dell’uso eccessivo di prodotti non necessari.”

Secondo il dermatologo, “meno prodotti si applicano, più sana sarà la pelle”. Gli articoli cosmetici andrebbero utilizzati solo in presenza di patologie, al pari dei farmaci. E avverte: “Le dichiarazioni promozionali come ‘100 persone soddisfatte’ non hanno alcun valore scientifico.”

Grimalt critica duramente la tendenza a proporre routine anche a bambine di 11 anni, influenzate da mode virali sui social. “Le aiuto a comprendere che si tratta di tendenze assurde, paragonabili all’obbligo di portare i tacchi alti in passato,” dice. Molti dei prodotti più popolari, come olio di ricino organico, acido ialuronico o sieri alla vitamina C, non hanno alcun impatto reale: “L’acido ialuronico, ad esempio, non viene assorbito dalla pelle.”

Anche gli strumenti come i rulli facciali hanno un effetto meramente temporaneo, paragonabile a quello di un pizzicotto sulle guance: un arrossamento passeggero, senza benefici duraturi. L’industria cosmetica, spiega Grimalt, ha creato una strategia commerciale ben studiata, dove un detergente secca la pelle per indurre all’acquisto della crema idratante, spingendo l’idea che la pelle vada “pulita” più del necessario.

Le creme coreane, nonostante la loro enorme popolarità, generano frustrazione tra le adolescenti: “Chi ha già una pelle perfetta non noterà alcun effetto; chi non ce l’ha, resterà delusa.” In Corea, la bellezza della pelle è legata principalmente alla protezione solare rigorosa, non all’uso dei prodotti. “Si coprono con cappelli, occhiali e guanti, e evitano del tutto il sole,” spiega il dermatologo.

Infine, sulla crema solare, Grimalt è chiaro: “Sì, è utile, ma bisogna sapere quando e come applicarla. Non ha senso spalmarla alle otto del mattino se si esce alle undici. I suoi effetti durano due ore: va messa immediatamente prima dell’esposizione solare.” Chi vuole davvero evitare rughe e macchie, conclude, “non dovrebbe andare in spiaggia.”