
Allarme in arrivo per molti pensionati che si troveranno costretti a restituire a INPS anni di pensioni e debiti.
Per migliaia di pensionati italiani, il rischio concreto è adesso quello di perdere l’assegno mensile e dover restituire somme già percepite negli anni passati. Tuttavia, chi conosce le regole può ancora intervenire per evitare le conseguenze più pesanti e proteggere la propria serenità finanziaria da questa pericolosa novità fiscale.
Il pericolo nasce da una richiesta specifica di INPS, che viene però spesso ignorata da molti pensionati e che comporta ora conseguenze drastiche. L’istituto nazionale provvederà presto ad annullare tutte le pensioni ritenute irregolari e inizierà anche le procedure di recupero crediti a carico dei contribuenti.
Addio pensione, benvenuti debiti
Il pericolo riguarda principalmente i pensionati che ricevono prestazioni legate al reddito e hanno l’obbligo di aggiornare ogni anno l’INPS sui propri redditi. La mancata comunicazione innesca una procedura automatica che può portare alla sospensione della pensione e poi alla revoca definitiva, con conseguente recupero delle somme erogate.

A generare problemi sono soprattutto i soggetti che non presentano la dichiarazione dei redditi tramite modello 730 o Redditi, impedendo all’INPS di verificare la correttezza dei dati. Così, anche somme ricevute in buona fede rischiano di essere considerate indebitamente percepite, con un impatto economico rilevante per le famiglie coinvolte.
Il 19 settembre rappresenta la scadenza cruciale, entro questa data i pensionati devono inviare i documenti relativi a tutti i redditi del 2021. Chi non provvede entro i termini rischia non solo di vedersi sospesa la pensione da ottobre, ma anche di dover restituire importi già ricevuti.
L’INPS ha anticipato il rischio sospendendo alcune prestazioni durante l’estate per sollecitare gli inadempienti a regolarizzare la propria posizione entro i limiti previsti. Segnali chiari sono già comparsi anche nei cedolini di agosto e settembre, con una trattenuta del 5% sull’importo, indicata come “Trattenuta per mancata comunicazione”.
Le prestazioni coinvolte comprendono integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale, quattordicesima e quelle legate alle pensioni ai superstiti o all’assegno ordinario di invalidità. Restano fuori dall’allarme le pensioni di invalidità civile e gli assegni sociali, che non dipendono dal reddito e che quindi non richiedono l’invio di documenti.
Per evitare il blocco della pensione e il recupero delle somme, è necessario quindi inviare la ricostituzione reddituale richiesta dall’INPS entro il 19 settembre. La procedura consiste nell’invio dei dati relativi ai redditi 2021, permettendo all’istituto di confermare l’effettiva spettanza dell’assegno e bloccare eventuali procedure di annullamento.