Divorzio, quando puoi non versare l'assegno di mantenimento-notiziefresche.info
Se una coppia divorzia, in genere si versa l’assegno di mantenimento. Tuttavia, non in tutti i casi è così, per una serie di circostanze: ecco quali.
Quando una coppia divorzia, con figli, in genere il giudice stabilisce quale dei due genitori resterà con essi, se minorenni, e chi dovrà erogare un assegno di mantenimento all’altro, in base a tutta una serie di requisiti.
In questa decisione, hanno influenza diversi fattori, tra cui quello economico, che è davvero significativo. In base al reddito, infatti, si basa l’importo da corrispondere all’ex coniuge per il mantenimento della prole, e molto altro ancora.
Tuttavia, se non si versa l’assegno di mantenimento all’ex, come stabilito dalla legge, le conseguenze possono essere civili o penali, a seconda dei casi. Si può andare incontro a pignoramento dei beni, tra cui conto, stipendio, immobili, ecc.
Oppure, il giudice può decidere che il datore di lavoro paghi direttamente l’ex coniuge del genitore che non adempie ai suoi doveri. Se il mancato pagamento è grave e si protrae per lungo tempo, il reato che potrebbe configurarsi è di violazione obblighi assistenza familiare. Si potrebbe finire in carcere fino a 1 anno o versare una sanzione fino a oltre 1.000 euro.
Tuttavia, ci sono eccezioni, casi in cui l’assegno di mantenimento può non essere pagato.
Una sentenza della Cassazione ha spiegato in che casi si può non pagare il mantenimento ai figli. Nel caso in oggetto, una persona non aveva versato l’assegno da 450 euro al mese all’ex coniuge.
L’uomo aveva ricevuto una condanna in primo grado e poi in Appello, di 20 giorni di carcere. Tuttavia, l’imputato ha fatto ricorso in Cassazione, dimostrando che il reato fosse prescritto, l’impossibilità di adempiere ai doveri e motivazione carente del verdetto in Appello.
L’uomo aveva un reddito tra 2016 e 2020, tra 5.700 e 8.900 euro. Abitava in condizioni precarie facendosi ospitare da parenti o trovando alloggi fortuiti. A seguirlo, i servizi sociali.
La Corte Suprema ha accolto in parte il ricorso dell’uomo, in quanto non basta condannare una persona solo perché non ha versato l’assegno di mantenimento. È necessario appurare se avrebbe potuto adempiere agli obblighi senza intaccare la sua sopravvivenza.
L’impossibilità reale e oggettiva di non pagare esclude il reato, in quanto non c’è la volontà di non versare l’assegno. La Cassazione ha quindi stabilito che le situazioni devono essere esaminate caso per caso e si deve tener conto della dignità di chi è obbligato.
Nel caso in questione, il processo non era prescritto, per cui continuerà, ma i giudici hanno annullato la sentenza della Corte d’Appello, errata perché le prove non hanno ricevuto accurata valutazione.
La Corte non aveva esaminato le prove sulle reali condizioni di povertà dell’uomo, non aveva spiegato da quando l’imputato avrebbe potuto pagare in modo consapevole, e non ha acclarato neppure se l’importo dell’assegno fosse adeguato alla sopravvivenza dignitosa del soggetto.
Il processo è dunque rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello e dovranno essere rivalutate le prove.
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