Terremoti in Italia: Sequenza sismica in provincia di Parma nei primi giorni di maggio

TERREMOTI NORD ITALIA – Dal pomeriggio del 1° maggio 2020, la zona del preappennino parmense è interessata da una sequenza sismica, con terremoti di piccola magnitudo, i cui epicentri ricadono in un’area di circa 10 chilometri apparentemente...




Terremoti in Italia: Sequenza sismica in provincia di Parma nei primi giorni di maggio.

TERREMOTI NORD ITALIA – Dal pomeriggio del 1° maggio 2020, la zona del preappennino parmense è interessata da una sequenza sismica, con terremoti di piccola magnitudo, i cui epicentri ricadono in un’area di circa 10 chilometri apparentemente allungata in senso est-ovest.

Fino al 3 maggio alle ore 16:00 italiane), ricorda INGV Terremoti, sono stati localizzati in questa area 70 eventi sismici di magnitudo compresa tra 1.7 e 3.0, di cui 15 di magnitudo pari o superiore a 2.5. Le profondità ipocentrali sono mediamente intorno a 10-15 km, con eventi che raggiungono anche i 20-25 km di profondità. Va ricordato che il parametro profondità è quello più difficile da vincolare nel calcolo dei parametri ipocentrali, soprattutto quando non si dispone di una rete densa di sismometri vicina agli epicentri, come in questo caso. Successive analisi permetteranno di vincolare meglio le profondità ipocentrali dell’intera sequenza.

Le località più prossime a questi eventi sono Felino (PR), distante circa 6 km in direzione sudovest rispetto all’area epicentrale, Collecchio (PR) a circa 8 km in verso nordovest e

Parma, circa 10 km verso nord. Il meccanismo focale dell’evento odierno di Ml 2.9 mostra un meccanismo di faglia inversa con massima compressione in direzione NNE-SSW, coerente con lo stile tettonico dell’area, sottoposta a raccorciamento. Si stima che in quest’area il tasso di raccorciamento sia di circa 2-3 mm/anno.

Sulla base del meccanismo focale e della profondità ipocentrale, si può ipotizzare che la sequenza sia imputabile all’attivazione di piani di sovrascorrimento appenninici nella crosta intermedia-profonda. La sequenza di questi giorni sta interessando un’area che negli ultimi vent’anni ha avuto diverse decine di terremoti di energia analoga o di poco superiore. In un paio di casi si sono avuti eventi di magnitudo intorno a 3.5-3.7.

Le conoscenze sulla sismicità storica di quest’area, afferma INGV Terremoti, sono abbastanza approfondite e sono numerosi i terremoti noti al di sopra della soglia del danno, con magnitudo generalmente comprese tra 4 e 5. Gli eventi più forti nei cataloghi storici hanno magnitudo stimate pari a 5.2-5.5, con tutte le incertezze insite nelle stime di questo tipo per terremoti antichi. Si tratta di terremoti che possono provocare danni (intorno al VII grado MCS), ma comunque moderati.

I terremoti storici più vicini all’area di Corcagnano, dove sono localizzate numerose scosse di questo sciame sismico, sono quelli del 9 dicembre 1818 (M5.2) e del 3 maggio 1970 (M4.1). Altri due terremoti molto prossimi a quest’area sono quelli del 17 settembre 1937 (M4.8) e quello del 9 novembre 1983, di magnitudo 5.0, che produsse danni moderati ma diffusi nel centro storico della stessa città di Parma.

Ad eccezione dell’evento principale del 9 dicembre 1818, preceduto da una scossa avvertita sensibilmente in un’area piuttosto vasta il giorno precedente, per gli altri terremoti non risultano scosse che abbiano preceduto l’evento principale.

Terremoti relativamente profondi non sono inusuali in questo settore del pedeappennino parmense. La distribuzione degli effetti del terremoto del 1818 fa supporre fosse profondo; per il terremoto del 9 novembre 1983 i dati strumentali indicano una profondità di circa 23 km. Una profondità di questo tipo fa sì che i possibili effetti di danno possano essere sporadici e dispersi anche a decine di km di distanza dall’ipocentro. Un caso recente che molti ricordano è quello del 23 dicembre 2008 (Mw 5.4), quando i danni maggiori – pur moderati e sporadici – si verificarono in Val Baganza, una ventina di km a nord ovest rispetto alla localizzazione strumentale.

Come riportato per altre situazioni analoghe, sequenze di questo tipo sono comuni nell’Appennino settentrionale, così come in molte altre regioni d’Italia. Statisticamente, la maggior parte di esse termina dopo pochi giorni o qualche settimana, ma in alcuni casi possono durare più a lungo, soprattutto nei casi in cui si manifesti un terremoto più forte.

L’area interessata dall’attuale sequenza è posta in una fascia a pericolosità sismica media e non è distante dalle zone dell’Appennino settentrionale caratterizzate da pericolosità molto alta, come quelle della Val di Taro e della Garfagnana. INGV Terremoti ricorda infine che la collocazione in una zona a pericolosità media o moderata non significa che non ci si debba aspettare forti scuotimenti in quell’area, ma che questi saranno meno frequenti nel lungo termine rispetto alle aree ad alta pericolosità.

Fonte: Articolo a cura del GdL INGVterremoti con il contributo di Romano Camassi (INGV-Bologna).



Scritto da: · Data aggiornamento: 3 Maggio 2020

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