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La Serratia, il batterio sul sapone ospedaliero contaminato

Serratia marcescens” è il batterio della famiglia degli enterobatteri, responsabile della morte della neonata ricoverata al Policlinico di Bari, sta sviluppando, secondo quanto affermano i microbiologi nel sito Microbiologia Italia, forme di resistenza agli antibiotici.

La bimba è stata messa in incubatrice e le prime cure sembravano funzionare fino a quando, agli inizi di febbraio, la situazione peggiora per un’infezione. Le terapie antibiotiche non funzionano e le analisi evidenziano la presenza nella piccola della Serratia, un germe solitamente ospedaliero che da tempo non si vedeva al Policlinico.

Nello specifico l’ospedale barese è stato avvertito dopo il decesso della piccola, da una ditta di Settimo di Pescantina (Verona), che erano stati bloccati nove lotti di sapone, distribuiti in tutta Italia, per una possibile contaminazione da Serratia. Sul caso la Procura di Bari ha aperto una inchiesta sulla base di una denuncia della direzione sanitaria del Policlinico.

Il batterio si sviluppa e causa pericolosi focolai negli ospedali, dove negli ultimi anni e’ cresciuto l’allarme per il fenomeno delle infezioni in corsia, causando una situazione esplosiva perche’ legato a quello della resistenza dei batteri agli antibiotici a disposizione.

Nel 2017 un’epidemia all’ospedale La Paz di Madrid aveva costretto il Ministero della Salute spagnolo a chiudere l’unità di terapia intensiva neonatale dopo il contagio di 51 bambini.

I risultati di un programma di sorveglianza negli Stati Uniti e in Europa, indicano che è responsabile in media del 6,5% di tutte le infezioni da Gram negativi in terapia intensiva (al quinto posto tra i Gram negativi nei reparti di terapia intensiva) e del 3,5% delle infezioni nei pazienti che non si trovano in terapia intensiva.

Attualmente, Serratia è la settima causa più comune di polmonite, con un’incidenza del 4,1% negli Stati Uniti, del 3,2% in Europa e del 2,4% in America Latina, e la decima causa più comune di infezione del flusso sanguigno con un’incidenza del 2,0% tra i pazienti ospedalizzati.

Il catetere urinario, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, per esempio, è un importante fattore di rischio per l’infezione. Pericoloso anche per le vie respiratorie, in rari casi provoca problemi al cuore. La principale via di diffusione e’ comunque attraverso il contatto diretto del personale ospedaliero.

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