Nonostante i notevoli progressi nel campo della sicurezza informatica, un punto debole continua a sovrastare tutti gli altri: l’errore umano. Studi hanno dimostrato in modo coerente che l’errore umano è responsabile di una percentuale schiacciante degli attacchi informatici riusciti, con recenti report che indicano una cifra che si aggira intorno al 68%. Questo significa che, indipendentemente da quanto avanzate possano diventare le nostre difese tecnologiche, l’elemento umano rimane probabilmente il più debole anello della catena di sicurezza informatica.
Questa vulnerabilità colpisce chiunque utilizzi dispositivi digitali, eppure i programmi tradizionali di educazione e consapevolezza in materia di sicurezza informatica, insieme a leggi più recenti e lungimiranti, non riescono a trattare adeguatamente il problema. Ma come possiamo affrontare le sfide legate alla sicurezza informatica centrata sull’uomo?
Esistono due principali categorie di errore umano nel contesto della sicurezza informatica.
La prima è rappresentata dagli errori basati sulle competenze. Questi si verificano quando le persone eseguono attività di routine, specialmente quando la loro attenzione è distratta. Per esempio, potresti dimenticare di eseguire il backup dei dati sul desktop del tuo computer. Sai che dovresti farlo e conosci le modalità di esecuzione (perché lo hai già fatto in precedenza). Tuttavia, a causa della necessità di tornare a casa presto, di aver dimenticato quando lo hai fatto l’ultima volta o di avere molte e-mail a cui rispondere, non lo fai. Questo può renderti più vulnerabile alle richieste di un hacker in caso di attacco informatico, poiché non ci sarebbero alternative per recuperare i dati originali.
La seconda categoria è quella degli errori basati sulla conoscenza. Questi si verificano quando una persona con meno esperienza commette errori di sicurezza informatica a causa della mancanza di conoscenze fondamentali o per non seguire regole specifiche. Per esempio, potresti cliccare su un link in un’e-mail da un contatto sconosciuto, anche se non sei a conoscenza delle conseguenze. Questo potrebbe portarti a essere hackerato e a perdere denaro e dati, poiché il link potrebbe contenere malware pericoloso.
Organizzazioni e governi hanno investito somme considerevoli in programmi di educazione sulla sicurezza informatica per affrontare l’errore umano. Tuttavia, i risultati di questi programmi sono stati, nella migliore delle ipotesi, variabili. Ciò è in parte dovuto al fatto che molti programmi adottano un approccio tecnologico e standardizzato, focalizzandosi su aspetti tecnici specifici, come il miglioramento delle pratiche relative alle password o l’implementazione dell’autenticazione a più fattori.
Tuttavia, tali programmi non affrontano le problematiche psicologiche e comportamentali sottostanti che influenzano le azioni delle persone. La realtà è che cambiare il comportamento umano è molto più complesso che semplicemente fornire informazioni o imporre pratiche specifiche. Questo è particolarmente vero nel contesto della sicurezza informatica.
Le campagne di salute pubblica, come l’iniziativa “Slip, Slop, Slap” sulla sicurezza solare in Australia e Nuova Zelanda, illustrano cosa funziona. Da quando è iniziata questa campagna, i casi di melanoma in entrambi i paesi sono diminuiti significativamente. Il cambiamento comportamentale richiede un investimento continuo nella promozione della consapevolezza. Lo stesso principio si applica all’educazione sulla sicurezza informatica. Non basta che le persone conoscano le migliori pratiche; devono anche applicarle costantemente, soprattutto quando si trovano di fronte a priorità concorrenti o pressioni temporali.
Il governo australiano ha proposto una nuova legge sulla sicurezza informatica che si concentra su diverse aree chiave, tra cui:
Queste misure sono fondamentali. Tuttavia, come i tradizionali programmi di educazione sulla sicurezza informatica, esse si concentrano principalmente sugli aspetti tecnici e procedurali della sicurezza informatica.
Negli Stati Uniti, l’approccio è diverso. Il Piano Strategico di Ricerca e Sviluppo sulla Sicurezza Informatica Federale include la “sicurezza informatica centrata sull’uomo” come sua prima e più importante priorità. Questo piano sottolinea la necessità di dare maggiore importanza a approcci centrati sull’uomo nella sicurezza informatica, in cui le esigenze, le motivazioni, i comportamenti e le capacità delle persone sono al centro della progettazione, operatività e sicurezza dei sistemi informatici.
Ma come possiamo affrontare in modo adeguato il problema dell’errore umano nella sicurezza informatica? Ecco tre strategie chiave basate sulle ultime ricerche.
In definitiva, creare un ambiente digitale veramente sicuro richiede un approccio olistico. È necessario combinare una tecnologia robusta, politiche solide e, soprattutto, garantire che le persone siano ben educate e consapevoli della sicurezza. Se possiamo comprendere meglio cosa c’è dietro l’errore umano, possiamo progettare programmi di formazione e pratiche di sicurezza più efficaci che funzionino con, piuttosto che contro, la natura umana.
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