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Infanzia, Italia: Save the Children, inaccettabile discriminare i bambini escludendoli dai servizi pubblici

“Siamo molto preoccupati di fronte ai numerosi casi di Comuni che mettono in atto misure discriminatorie nei confronti dei bambini le cui famiglie risultano insolventi nei pagamenti di servizi e imposte. Chiediamo agli Enti di revocare eventuali misure amministrative già prese in questa direzione. Inoltre ricordiamo l’importanza di salvaguardare l’accesso ai servizi anche dei bambini figli di cittadini morosi nei confronti del fisco locale, prevedendo misure di recupero delle imposte che non privino bambini e adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. Così Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti, commenta i casi di cronaca di minori esclusi dai servizi comunali.

Negli ultimi giorni, in un paesino del vercellese i bambini delle famiglie insolventi si sono visti negare l’accesso al parco giochi e agli impianti sportivi. A Corsico, nell’hinterland milanese, dove una misura simile che preclude l’accesso al servizio mensa è già in atto, il Sindaco chiede un inasprimento delle regole per il prossimo anno, giungendo a impedire l’accesso alle iscrizioni nelle scuole comunali.

“Una situazione ancora più allarmante se si considera che sono proprio i bambini delle famiglie in difficoltà a necessitare maggiormente questi servizi. In Italia sono 1045000 bambini in situazione di povertà assoluta, ovvero uno su dieci”, afferma Raffaela Milano. Molte famiglie in difficoltà non possono permettersi di far fronte ai bisogni essenziali dei bambini: il 5,9% dei minori tra uno e 15 anni non consuma un pasto proteico al giorno e il 6,9% non ha accesso a giochi da usare all’aria aperta. La percentuale sale a 16,1% per quanto riguarda la partecipazione ad attività sportive e ricreative da svolgere fuori casa.

“Negare il pasto o l’ingresso ai giardinetti ai bambini è un atto gravissimo. Escludere addirittura i minori dalle scuole pubbliche dell’obbligo è semplicemente impensabile. Siamo di fronte a una deriva preoccupante, che rappresenta una grave forma di discriminazione nei confronti dei bambini. Sebbene sia giusto e lecito richiedere il pagamento laddove ci sia una morosità colpevole, le autorità comunali devono trovare altri modi di far pressione sulle famiglie che non ricadano sui bambini,” conclude Raffaela Milano.

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