L’ennesima scoperta nata dall’osservazione degli scimpanzé ha potuto verificare che queste intelligentissime creature riescono ad attendere che il cibo sia passato nel loro recinto e poi aspettano che sia cucinato.
Può non sembrare straordinario, ma ciò dimostra un livello di intelligenza e intuizione che si credeva essere limitato solo agli esseri umani. Infatti, i ricercatori di Yale ritengono che se gli scimpanzé potessero controllare il fuoco sarebbero regolarmente in grado di cucinare il cibo. Gli scimpanzé e gli esseri umani discendono da un antenato comune.
Secondo alcuni la scissione tra le due specie si sarebbe verificata recentemente rispetto alle ere terrestri, ossia circa 4 milioni di anni fa. Tant’è che con essi condividiamo oltre il 98% del nostro DNA. Sono ominidi nel senso che mancano anche di una coda, hanno cervelli più grandi rispetto a altri primati e una maggiore gamma di movimenti nelle loro spalle, gomiti e polsi. È questo che li aiuta a imitare comportamenti umani. Oltre agli esseri umani, essi sono le sole grandi scimmie a mangiare carne ed andare regolarmente a caccia per reperire le prede.
Senza voler elencare le numerose scoperte circa l’etologia degli scimpanzè, molti dei quali tenuti in cattività hanno dimostrato di saper apprendere comportamenti umani e che hanno comportato molte similitudini con noi, ormai molti s’interrogano se essi meritino un trattamento speciale, anche dal punto di vista giuridico, rispetto agli altri esseri del regno animale.
Alcune associazioni, specie in USA, si sono spinte a sostenere che gli scimpanzé dovrebbero avere gli stessi diritti degli esseri umani. Questi gruppi, che mirano a “modificare lo stato di diritto comune di almeno alcuni animali non-umani”, hanno ottenuto il riconoscimento della maggior parte dei suoi successi con gli scimpanzé. Tali organizzazioni hanno sostenuto una serie di casi di scimpanzè attraverso i tribunali degli Stati Uniti nel tentativo di vedere riconosciuta la loro “personalità” ed ottenere la loro libertà.
Nel frattempo mentre nell’opinione comune si fa lentamente strada il sentimento di non forzare un animale selvatico affinché viva come un essere umano, tuttavia non dobbiamo perdere di vista il fatto che questi sono i nostri cugini più vicini. Tali ragioni, per Giovanni D’Agata presidente “Sportello dei Diritti”, c’inducono a ritenere che sono degni del nostro rispetto e non meritano di essere usati come cavie.
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