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Febbre del Nilo occidentale: primi casi di contagio in Italia in provincia di Cremona, Parma e Reggio nell’Emilia

Nell’interesse della cittadinanza e in ausilio delle autorità preposte, lo “Sportello dei Diritti” non si ferma nell’attività informativa circa la diffusione di patologie o di possibili epidemie in relazione del monitoraggio effettuato a seguito dell’osservazione dei dati ufficiali che provengono dalle istituzioni sanitarie anche di carattere internazionale. Purtroppo, anche quest’estate siamo costretti a segnalare che dopo i casi a Sofia, Bulgaria, ulteriori casi umani del temibile virus della febbre del Nilo occidentale (WNF) sono stati rilevati nell’UE e nei paesi vicini.

E non sono tardati ad arrivare anche i primi casi umani in Italia, complessivamente quattro (di cui uno asintomatica), che sono stati confermati a Cremona, Parma e Reggio nell’Emilia (2 casi), tre province già colpite quest’anno. Per quanto riguarda i paesi vicini la Romania ha riferito un caso di febbre del Nilo occidentale nella Contea di Sibiu recentemente colpita, un’ area interessata anche l’anno scorso.

L’Ungheria ha segnalato il primo caso di febbre del Nilo occidentale a Fejer County, un’area interessata già nel 2013. Israele ha segnalato due nuovi casi da distretti già colpiti, Tel Aviv e distretto centrale. Inoltre il virus del Nilo occidentale è stato rilevato in Russia nelle zanzare nell’area di Lipetskaja e Voronezhskaya Oblast. Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ricorda che la segnalazione degli eventuali primi sintomi presso i pronto soccorsi può aiutare a prevenire le gravi conseguenze che il contagio può provocare specie nei soggetti più deboli ed esposti.

In particolare, il virus in questione appare con febbre moderata dopo pochi giorni di incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o encefalite.

I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con la forma più severa dell’infezione erano: febbre elevata, forte mal di testa, debolezza e paralisi flaccida, sintomi gastrointestinali, modificazione dello stato mentale con disorientamento, tremori, convulsioni e coma. Più rari casi di eruzione maculopapulare o morbilliforme sul tronco, collo, braccia o gambe;atassia, segni extrapiramidali come anormalità dei nervi cranici, mielite, neurite ottica, poliraciculite, attacchi epilettiformi.

Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale in individui anziani e immunodepressi.Ricordiamo, inoltre, che tra l’anno scorso e quello in corso numerosi paesi dell’UE avevano segnalato casi di febbre del Nilo occidentale, in particolare Bulgaria, Croazia (membro dell’Unione dal 1° luglio 2013), Ungheria, Romania e la Nostra Italia.

É peraltro importante sottolineare che l’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ogni settimana pubblica un rapporto informativo sulla febbre del Nilo occidentale che comprende mappe della attuale distribuzione geografica dei casi autoctoni umani nell’UE e nei paesi limitrofi, tra cui un confronto con i dati precedenti, un aggiornamento della situazione e una tabella del numero di casi di paese e zona. Esso è pubblicato sul sito dell’istituzione europea ogni venerdì pomeriggio.

L’obiettivo del progetto è quello di informare le autorità competenti responsabili per la sicurezza della salute delle aree nelle quali risulta possibile il contagio del virus del Nilo occidentale agli esseri umani al fine di sostenere la loro attuazione della normativa sulla sicurezza della salute. Secondo la normativa europea sulla sicurezza della salute, gli Stati membri devono avviare misure di controllo per assicurare la sicurezza in caso di casi di febbre del Nilo occidentale. Una sfida importante per l’attuazione del presente regolamento è la raccolta tempestiva di informazioni accurate sulle zone colpite.

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