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Gli effetti del “Jobs Act” fanno la prima vittima

Gli effetti del “Jobs Act” fanno la prima vittima. Licenziato a Natale dall’IVECO (Gruppo FCA, già FIAT) l’ingegnere, dipendente di lungo corso nello stabilimento di Torino, cui non spetta neanche la pensione. Lo “Sportello dei Diritti”: lo difenderemo in ogni sede. Riceviamo e pubblichiamo.

Sembra quasi il paradigma di ciò che accadrà nei prossimi mesi a migliaia e migliaia di lavoratori ora che nelle mani delle imprenditori può essere agitato il grimaldello delle cosiddette “riforme” del mercato del lavoro e non poteva non accadere nel gruppo FIAT, o meglio, come si chiama ora FCA Group, il cui amministratore delegato era stato colui che più di tutti – sotto la costante minaccia di “lasciare l’Italia” – nel corso degli ultimi anni aveva chiesto “riforme, riforme, riforme” che in realtà si dovevano tradurre con la libertà di licenziare: un ingegnere con oltre trentanni di lavoro alle dipendenze di IVECO è stato licenziato “in tronco” proprio lo scorso 15 dicembre dallo stabilimento di Torino.

Giovanni Battista Oberto, questo il nome del funzionario con più di trentacinque anni di storia lavorativa in IVECO, nel bel mezzo della giornata di lavoro è stato chiamato dal “personale” senza alcuna preventiva comunicazione ed è stato verbalmente invitato a prendere le sue cose, lasciare lo stabilimento seguito, peraltro, come il più pericoloso degli estranei dai “segugi” della security interna, e messo “in mobilità” contro la sua volontà, pur avendo lo stesso ribadito di non aver  raggiunto i requisiti minimi per il trattamento pensionistico. Ciò solo qualche giorno prima di Natale e con lo stipendio di dicembre più che dimezzato.

Un drammatico epilogo per un lavoratore che ha dato più di metà della sua vita al proprio datore di lavoro, ma che per Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti” troverà la più ferma reazione in ogni sede competente sia per le modalità che per la forma con cui si è pervenuti a questa scelta unilaterale e discriminatoria che non trova alcuna giustificazione se non nelle nuove “libertà di licenziare” che credono di poter millantare alcuni datori di lavoro che si dimostrano senza scrupoli.Nessuna pseudo riforma, infatti, può giustificare alcuna forma di “violenza”, più o meno velata, perpetrata nei confronti di chi è parte debole e dovrebbe essere portatore di diritti intoccabili, ma che si ritiene possano essere erosi in nome del profitto e della libertà d’impresa.

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