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Tabagismo giovanile e sigaretta elettronica

Mentre la sigaretta elettronica, nonostante i ripetuti richiami e richieste d’intervento si trova ancora in una zona grigia normativa in Italia ed in Europa, uno studio svolto da una équipe di ricercatori dell’Istituto universitario di medicina sociale e preventiva di Losanna ha scoperto che le sigarette elettroniche costituiscono per i giovani la “porta d’ingresso” al tabagismo. Secondo gli esperti sono seducenti e alla moda per cui una regolamentazione della loro vendita è necessaria. Inoltre raccomandano come la sigaretta elettronica, dev’essere trattata alla stregua di un derivato del tabacco e vietata nei luoghi pubblici. Lo studio qualitativo è stato condotto presso 42 giovani dai 16 ai 24 anni. I partecipanti sono stati suddivisi in otto gruppi: quattro composti di consumatori di sigarette elettroniche, due di fumatori di sigarette tradizionali, uno di non fumatori e, infine, un gruppo misto.

La principale ragione evocata dai partecipanti per utilizzare lo svapatore è stata la sperimentazione, mentre pochi hanno addotto quale motivo la voglia di smettere di fumare. Altri hanno evocato il fatto di poter usare il vaper nei luoghi vietati alla sigaretta o di non essere costretti ad uscire all’aperto per fumare. Ma ad attirare i giovani sono soprattutto l’effetto-moda, l’identificazione con il prodotto, l’aspetto ludico e il gran numero di aromi proposti, riferiscono i dottori Christina Arké e Joan-Carles Suris. “È un business, un marketing al quale i giovani sono sensibili”, sottolinea quest’ultimo. “I giovani la considerano cool e alla moda”. Globalmente, la e-sigaretta è considerata meno nociva della sigaretta tradizionale, anche se i partecipanti sono coscienti dei rari studi svolti finora al riguardo. Questa percezione d’innocuità rappresenta tuttavia un fattore d’incitazione supplementare a ricorrere al vaper.

Anche se taluni fumatori affermano di usare la sigaretta elettronica per tentare di diminuire o di porre un termine al consumo di sigarette tradizionali, la maggioranza dei giovani hanno indicato di aver ricominciato a fumare e, quando consumano simultaneamente entrambi i prodotti, di fumare più di prima. I fumatori, dal canto loro, rilevano che l’assenza di nicotina – e dunque di effetti – non li attira. Sono inoltre convinti che la sigaretta elettronica non sarà mai in grado di sostituire quella tradizionale.

Infine, più generalmente, i partecipanti hanno descritto il vaper come “la porta d’ingresso” al tabagismo, soprattutto per i giovani. Di conseguenza – rilevano i ricercatori – vietare la sigaretta elettronica permetterebbe di rivolgere ai giovani “un messaggio chiaro”. Ciò permetterebbe pure di regolamentare la vendita dei prodotti, “proposti attualmente nei chioschi accanto alle caramelle”. Occorre pure vietare a livello nazionale la pubblicità per le sigarette elettroniche, e soprattutto degli aromi.

Qualora le sigarette elettroniche dovessero venir definite come un prodotto nicotinico destinato al trattamento del tabagismo, gli aromi dovrebbero essere vietati, rilevano i ricercatori losannesi. Il dottor Suris non nega che il vaper possa essere utile agli adulti per diminuire o smettere di fumare, ma a suo avviso “sono necessarie misure urgenti volte a proteggere i giovani e i bambini da questi prodotti”. La sigaretta elettronica occupa un mercato di quasi 2 miliardi di euro in Europa, mentre quello delle sigarette tradizionali ha raggiunto 80 miliardi. I produttori di sigarette elettroniche sostengono che i loro prodotti contengono molte meno sostanze pericolose rispetto alle sigarette tradizionali.

Ma per Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, i produttori beneficiano di un vuoto giuridico per promuovere i loro prodotti ai giovani che attraggono occultamente la dipendenza da nicotina nei bambini. Le istituzioni europee e nazionali devono effettuare uno sprint normativo per colmare il vuoto che ancora sussiste nonostante la loro ampia diffusione che permetteranno un migliore controllo del prodotto.

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