L’allarme è stato lanciato dal sito TechCrunch, autorità in campo tecnologico. Il blog statunitense che si occupa di tecnologia e informatica, ha recentemente stilato un rapporto preoccupante. Alcune delle app per iPhone più popolari si servono di uno strumento di analisi capace di registrare lo schermo senza il consenso dell’utente.
Questa tecnologia intrusiva dell’azienda israeliana Glassbox consente agli sviluppatori di esaminare, tramite screenshot o video, come gli utenti interagiscono con le loro applicazioni. In gergo informatico è conosciuta come «replay session». L’obiettivo è come sempre quello di migliorare le prestazioni dei loro servizi. Ma siamo disposti a farci spiare senza il nostro consenso, per tenere tra le mani un dispositivo che rispetta sempre più le nostre esigenze?
L’elenco delle applicazioni incriminate, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” riguarda i settori più disparati e, tra le molte, comprende le seguenti applicazioni: Abercrombie & Fitch, Air Canada, Expedia, Hollister, Hotels.com e Singapore Airlines. Ma il peggio deve ancora venire: alcune di queste grandi società non cela correttamente i dati sensibili che gli utenti inseriscono nelle loro applicazioni, come i dati sulla carta di credito o le informazioni sul documento d’identità inviate al server Glassbox o ai suoi clienti.
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