Invece dei libri un bambino di 10 anni che frequenta la quinta elementare ha portato in classe una pistola seminautomatica. Vera, non un giocattolo di carnevale. È successo lunedì all’Istituto Elvetico di Lugano. L’arma, era scarica, ma il piccolo aveva con sé anche delle munizioni, che però erano di un calibro diverso e quindi non compatibili. La scoperta è stata fatta perché uno dei compagni di classe, martedì mattina, aveva tra le mani un proiettile e ha dovuto giustificarne la provenienza, permettendo di ricostruire tutta la vicenda.
La magistratura dei minorenni, che ha aperto un’inchiesta, dovrà stabilire se si sia trattato solo di una bravata per sentirsi grande davanti ai compagni o un episodio di bullismo. “Nessuno è mai stato in pericolo”, ha detto il direttore dell’istituto da noi raggiunto al telefono, che giudica comunque il fatto con la dovuta serietà. Lo studente è stato consegnato ai genitori e per domani sera è stato convocato il consiglio scolastico. Anche la polizia conferma l’arrivo di una segnalazione e l’avvio di una procedura di verifica dei fatti.
Come negli incubi più frequenti, l’episodio, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha subito richiamato alla memoria i precedenti di sangue nelle scuole americane. Delitti assurdi contro i quali la società statunitense si sente impotente a causa del consenso attorno al possesso d’armi.
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